Per amore,solo per amore

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Per le strade del mondo talvolta ci aggiriamo come inquieti viandanti senza méta, portando nel cuore il pesante fardello dei nostri sogni infranti, il graffiante rimorso dei treni perduti, lo scenario squallido dei vecchi vagoni di desideri, ora cadenti e indifesi, abbandonati sui binari morti della vita.

Siamo “passeggeri addormentati / sventuratamente svegli”, “perduti in un viaggio / in cui nulla si muove / se non il nostro cuore stanco” (Neruda).Ma che senso ha questo nostro viaggiare senza viaggiare, questo nostro immobile andare, questo nostro correre rimanendo fermi?

E’ una fine inesorabile, una conclusione senza appello, un tragico naufragio senza scampo? Oppure si tratta di un azzeramento emozionale di noi stessi, di una cancellazione di tutti i nostri errori, di tutti i nostri non-sensi? E se si trattasse dell’inizio di un nuovo raccoglimento, di una nuova “rincorsa” esistenziale, per protendersi verso nuovi slanci? Talvolta la nostra anima ha bisogno di distillare un doloroso senso di annientamento, di toccare il fondo della perdizione, della fine di ogni speranza, per ritrovare, proprio nella profondità di quell’oscuro abisso della sofferenza, una scintilla di luce che le permetta di rinnovarsi, di ritrovare l’alba di una nuova vita.

Talvolta abbiamo bisogno di vivere fino in fondo le misteriose paure e smarrimenti della notte per potere assaporare più intensamente il gusto del giorno. “Oh noche que guiaste! / Oh noche amable màs que en alborada! / Oh noche que juntaste / Amado con amada, / amada en el Amado transformada!” (Oh! Notte che mi hai guidato! / Oh! Notte amabile più dell’alba! / Oh! Notte che hai congiunto / l’Amato con l’amata, / l’amata nell’Amato trasformata). Così cantava il grande mistico spagnolo S. Giovanni della Croce (1542-1591)per descrivere il suo sofferto percorso verso Dio.

Al di là della specifica conclusione religiosa dell’esperienza esistenziale di questo Santo, può rimanere certamente valida la proposta umanissima del suo invito a cogliere fra le pieghe di ogni sofferenza, anche quella più acuta, la presenza di una luce che può rischiarare il buio, la Notte della coscienza, predisponendo a nuovi modi di rapportarsi alla vita, a nuove “illuminazioni”, all’ascolto di nuovi “richiami”, al risveglio di quella sublime energia che alimenta tutto il nostro esistere : l’ Amore.

Avvolta in nube di terrestre grigiore
trasalii d’improvviso
a un richiamo d’amore,
e fu subito un canto di stelle
a inondare d’argento la notte.
“Primavera di vita”
sussurrò una voce
con un suono
di soave poesia,
e fu subito un concerto di viole
a fluire nelle aride vene.
Poi, lieve come brezza divina,
il velluto d’una tenera mano
sfiorò la mia guancia in attesa,
e subito il cuore danzò nella gioia,
mentre il corpo fremente
come un’arpa vibrava
di note dorate.
Adesso tutta mi avvolge
il profumo che emani,
essenza di sogno
che ridoni la vita.(m.luisa Valenti)

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