Quando mi accade di confrontarmi con momenti particolarmente tristi della mia vita, nei quali mi assale la tempesta del dubbio su me stessa e sul mio futuro, rivisitare con la mente le figure di particolare rilievo che hanno costellato ed arricchito la mia esistenza mi è di grandissimo conforto.Pensare ad esse non mi fa sentire più sola ed isolata dal resto del mondo. Queste figure, con la preziosa carica di energia reattiva che sono ancora in grado di trasmettermi, sono e continueranno ad essere sempre un preziosissimo ponte per ricollegarmi con la vita.
Una delle figure più importanti del mio passato di bambina e di adolescente è stata sicuramente quella di mio zio Demetrio, in coppia con la zia Franca. Nel mio paese lo chiamavano “Cicu i’ bellu” . L’appellativo “Cicu” c’entrava poco col suo nome ; “bellu” era ricavato dal suo cognome, che era Bello : Demetrio Bello. Ma se nel cognome talvolta, per vie misteriose, è racchiusa l’intima essenza della persona, devo dire che mai un cognome come quello si sia mirabilmente adattato a mio zio. Egli era veramente un bell’uomo dal punto di vista esteriore, ma soprattutto una bellissima persona dal punto di vista interiore. Aveva una cultura enciclopedica, uno squisito senso estetico nutrito da una notevolissima sensibilità ; spaziava dall’arte alla musica, suonava la fisarmonica in modo non soltanto dilettantistico, amava il cinema impegnato e gli piaceva il teatro, ma, cosa ancora più importante, era ciò che io mi sentirei di definire un vero galantuomo : affabile e generoso nel modo di porsi verso gli altri, raffinato ed elegante nello stile e nel decoro della sua persona. Tutte queste qualità egli le aveva convogliate nella sua professione di sarto. Una attività che gli aveva conquistato il rispetto, la stima e l’ammirazione di tutti specie per la sua capacità di vestire in modo esteticamente gradevole chiunque, da vero “stilista”. Questo successo gli aveva permesso di organizzare una vera e propria sartoria, una specie di atélier, con un certo numero di ragazze alle sue dipendenze, che dal suo insegnamento apprendevano il loro futuro mestiere di sarte. Quando ero piccola, io fui la sua nipotina prediletta ed io a mia volta ebbi una adorazione particolare per lui, più ancora che per sua moglie, la zia Franca. Comunque, anche lei è nel mio cuore, soprattutto per il suo carattere estroso, vivace, “affarista” e intraprendente, che l’aveva portata a diventare menager in una prestigiosa organizzazione vendite di batterie da cucina IMCO, che, con la sua disinvolta affabilità ed abilità nel saper vendere, aveva fatto fiorire nella nostra regione, giungendo ad aprire tre uffici in diverse città. Lui e la zia costituivano una coppia veramente formidabile, una specie di assennato connubio, dove la sensibilità estetica di lui si coniugava perfettamente con il senso pratico e commerciale di lei, in una fusione armoniosa che, fra l’altro, aveva portato mio zio, dietro suggerimento della moglie, ad aprire anche una tintoria che aveva “completato” la sua pregevole attività di sarto.In quella tintoria io mi recavo spesso per aiutare lo zio, ma era una brillante scusa che sfruttavo con gioia per avere l’occasione di stare con lui, che spesso mi faceva trovare in regalo libri di ogni genere – di letteratura, di divulgazione scientifica, di musica – , rendendomi veramente felice. E questa felicità toccava il suo culmine quando di Domenica mi portava al cinema o al teatro con sua figlia (mia carissima cugina), la quale fin da piccola era stata da lui avviata a studiare musica. Ricordo ancora, ad esempio, con immutata meraviglia ed entusiasmo “Il flauto magico” di Mozart e le innumerevoli commedie di Pirandello, viste con mio zio al “Teatro Massimo” di Palermo. Ma l’estasi più grande era quando mio zio mi portava con sè e con tutta la sua famiglia in viaggi “favolosi” che io ricordo come dei veri e propri “sogni”, poichè, fra tutte le sue straordinarie doti, era anche un instancabile viaggiatore, sempre curioso di accrescere e di comunicare con sapiente enstusiasmo tutte le sue conoscenze.Questi viaggi erano vermente una fonte inesauribile di apprendimento culturale per me e per mia cugina : egli ci parlava di arte, di psicologia, di musica, di archeologia, di filosofia ed altro, col grande dono di rendere sempre piacevomente suggestivi e interessanti anche gli argomenti più difficili.Mio zio Demetrio è rimasto incastonato nel mio cuore come la pietra più preziosa della mia vita. Spesso mi accade di dimenticarmi che adesso non c’è più, e talvolta, quando qualcosa mi rattrista o mi esalta, mi succede di dire a me stessa “Ora ne parlerò allo zio Demetrio!” : a tal punto egli è rimasto così vivo nella mia anima! Attraverso lui io ho imparato ad amare le persone disinteressatamente : “Per amare non è necessario ricevere, ricordatelo sempre! Poi sarà la vita stessa a premiarti”. Questo è quanto mi diceva lui spessissimo ; ed è un insegnamento al quale io ho cercato, cerco e cercherò sempre di adeguare la mia personalità.Se è vero che ognuno di noi costruisce tutto l’edificio dei propri valori sulla base di ciò che ci è stato trasmesso dalle figure più significative che ci hanno affiancato nella vita, soprattutto quando eravamo ancora bambini e adolescenti, ebbene, io posso dire di essere stata ispirata ed educata da un ottimo “architetto”, che ancora oggi, al di là di ogni ostacolo, continuo a sentire presente qui con me, e che spero sia orgoglioso della sua “nipotina” d’un tempo. Questo Architetto della mia anima appassionata è e sarà sempre l’indimenticabile zio Demetrio.