“Democraticità” della malattia mentale

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Recentemente, un mio amico Psicologo, che si dichiara amante dei “sensati paradossi dell’anima umana” (come li chiama lui), se ne è uscito con una sorprendente affermazione che mi ha fatto molto riflettere.

Mi ha detto testualmente che la maggior parte delle persone non sa che le malattie mentali sono assai “democratiche”.

Esse non colpiscono, come molti credono, soltanto le persone stupide o poco intelligenti, ma spesso, come la stessa Storia ci insegna (si pensi, ad esempio, a Van Gogh) sono proprio le più geniali ad essere predisposte alla cosiddetta “follia”. Per avallare questa sua affermazione, il mio amico mi ha quindi narrato questa significativa “barzelletta”.

“Un automobilista si accorge di avere forato una gomma e, per cambiarla, si ferma casualmente nel piazzale antistante un manicomio. Mentre compie le operazioni per montare la gomma di riserva, nota un ‘pazzo’ che lo sta osservando attentamente da una finestra. Al momento di fissare la ruota, alcuni bulloni gli sfuggono di mano e vanno a cadere dentro un tombino vicino all’auto. L’automobilista si dispera ed esclama ad alta voce : ‘E adesso come faccio a montare la ruota?’. Il pazzo dalla finestra gli grida : “Prendi un bullone da ciascuna delle altre tre ruote, e così puoi fissare la ruota da sostituire!”.

L’automobilista, sorpreso dall’idea geniale, esegue l’operazione e poi, rivolgendosi al pazzo, gli dice : ‘Ma lei è pazzo, nonostante queste idee?’. Il pazzo gli risponde : ‘Certo! Sono pazzo, ma mica scemo!’.”

Ho trovato la barzelletta assai divertente, ma dietro l’aspetto ludico e paradossale delle battute, mi è sembrato di potervi cogliere anche una verità che tutti noi dovremmo sempre saggiamente prendere in seria considerazione e condividere : che la malattia mentale non deve essere oggetto di equivoci pregiudizi, venendo considerata come espressione di un processo degenerativo analogo alla “demenza”, ma, molto più umanamente ed obbiettivamente, deve essere valutata come un modo possibile di vedere e vivere il contatto con la vita e con la realtà, che non costituisce necessariamente un “salto” totalmente fuori da ogni logica.

Ogni disturbo mentale possiede una propria logica, sicuramente più rara e diversa rispetto ai canoni che sorreggono il comune modo di pensare, ma pur sempre degna di ogni rispettosa considerazione. Una logica che si inscrive e si spiega nell’ambito della storia individuale della persona prigioniera del proprio disagio mentale, che non deve essere sbrigativamente liquidata come totalmente fuori da ogni norma.

Questo è forse il senso nascosto della risposta che, nella barzelletta, il “pazzo” fornisce all’uomo “normale”, distinguendo la propria follia dalla assai più umiliante “scemenza”. Una doverosa distinzione che noi, persone cosiddette “normali”, troppo spesso frettolosamente ignoriamo.

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