C’è un’immagine incastonata nel più profondo del mio cuore, alla quale ricorro, come ad un magico amuleto, quando mi sento particolarmente triste. Ed è il famoso quadro della “Primavera” di Sandro Botticelli, custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Un quadro che il grande pittore fiorentino compose presumibilmente nel 1482, in un’epoca di profondissima e rivoluzionaria trasformazione culturale, dove i confini del vecchio mondo medievale si aprivano definitivamente alla “modernità” e, di lì a poco, si sarebbero anche dilatati geograficamente con la scoperta del Nuovo Mondo.
Il quadro del Botticelli racchiude in sé questi nuovi fermenti di rinnovamento : dinanzi alle “sacre rappresentazioni” medievali, si propone come un ritorno alla paganeggiante rievocazione della mitologia precristiana, ricca di divinità che personificano forze della Natura o umane emozioni. Nel quadro, infatti, troviamo il vento primaverile Zefiro, che spinge la ninfa Clori (Flora) a trasformarsi in fertile Primavera, mentre le mitiche Tre Grazie intessono una danza armoniosa e il dio Mercurio, antico messaggero della volontà degli dei, tiene lontano le nuvole.
Al centro del quadro domina, in posizione più elevata, la figura di Venere, con Cupido che si libra in alto, sulla sua testa. Venere, nella sua postura affusolata, richiama le immagini di molte Madonne della tradizione cristiana, ma, nel contesto del quadro, è la personificazione “laica” della dea dell’Amore, che con la mano destra dolcemente levata, quasi “dirige”, come una mirabile direttrice d’orchestra, il ritmo e la meravigliosa armonia d’insieme dell’intera rappresentazione.
Tutto si svolge in una piccola radura fiorita, sullo sfondo di un boschetto d’alberi carichi di frutti, mentre fra l’intreccio dei rami si intravedono scorci di cielo azzurro.
Questo quadro, nella sua sognante e struggente aspirazione ad un mondo di eterna Primavera, dove la volgarità e la violenza di un presente che ci assedia e ci offende quotidianamente con i suoi frastuoni e con i suoi scomposti richiami, si placa in una nuova apertura alla Speranza e alla possibilità di sognare una realtà migliore : ebbene, questo quadro, ha sempre ristorato la mia anima dalla squallida invasione del grigiore, ed è divenuto per me un luogo del cuore dove ritrovo tutta la mia vivacità di adolescente innamorata della vita.
Sento, con un orgoglio che valica i confini del tempo, che Sandro Botticelli ha dipinto idealmente questo suo capolavoro anche per me, come per tutti coloro che cercano e cercheranno sempre di rintracciare nella profondità della propria anima un segnale di Primavera.