Una mia cara amica, con la quale sono in corrispondenza, mi ha scritto recentemente queste affettuose parole.
“Cara Luisa, leggendo i tuoi scritti, mi faccio un’idea assai diversa rispetto a come spesso viene presentata la Sicilia. Molti la considerano il regno dei “terroni”, degli analfabeti, dei mafiosi. Tu, come persona, mi sembra che smentisca tutto questo. Nel tuo modo di scrivere e comunicare, io noto una grandissima apertura, che, onestamente, spesso non riscontro nelle persone del Nord. Tenevo molto a dirtelo, perchè evidentemente, attraverso te, mi arriva un’immagine del tutto nuova della Sicilia”.
A queste parole così toccanti, che mi sono entrate nel cuore come un grande dono, ho sentito di dover rispondere con queste brevi, ma appassionate considerazioni.
Io non voglio fare una apologia ufficiale della Sicilia contro chi, con squallida meschinità e ottusa ignoranza, la disprezza a suon di luoghi comuni e pregiudizi infantili. Non sento di dovermi dedicare a questa impresa, soprattutto nelle pagine di un blog che ruota attorno alla Psicologia.
Altre persone infinitamente più illustri di me si sono assunte con successo questo compito, producendo studi di altissima qualità, che coloro che disprezzano la Sicilia farebbero bene a consultare prima di parlare.
La Sicilia, fin dalla più lontana antichità, è stata sempre un vivace crocevia di Civiltà e un “nodo” di straordinari intrecci fra le culture del Nord e quelle mediterranee. Io stessa faccio parte di un’isola culturale e linguistica che coesiste da secoli, con grande dignità e orgoglio, con la Cultura italo-siciliana.
Vivo, infatti, a Piana degli Albanesi, una cittadina a 24 chilometri da Palermo, dove, assieme alla lingua italiana, parliamo anche la lingua albanese, che si tramanda da quando una comunità albanese si insediò in questi luoghi durante il dominio bizantino, nel lontano VI secolo dopo Cristo.
Come accade in tutte le aree dove dialogano fra loro varie culture, la Sicilia è stata sempre, e lo è ancora, terra di contraddizioni, di laceranti conflitti di “mentalità” e di usi e costumi fra i più “diversi”.
La mentalità filosofica e artistica degli antichi Greci, l’impronta giuridica della civiltà romana, il fatalismo e la mentalità levantina degli Arabi, la bellicosità dei Normanni, ma anche la loro sapienza organizzativa, la raffinatezza della Corte di Federico II, lo splendore del Barocchismo spagnolo fino al Regno borbonico antecedente l’unità d’Italia, sono tutte componenti che fanno della Sicilia un mosaico veramente suggestivo di grande Storia.
Una Storia luminosa di Pensiero, di Arte, di Cultura letteraria, di Architettura sontuosa, di inventività sorprendente, ma, come sempre avviene dove la Luce è più intensa, anche una Storia di “ombre” inquietanti, fatte di oscure violenze, di soprusi senza fine, di diseguaglianze sociali, di sfruttamento dei più deboli, di aristocratico disprezzo verso la Giustizia e le Regole della convivenza, di sconcertanti scenari dove il Bene e il Male si scontrano senza tregua.
Questa è la Sicilia. Talvolta la odio, quando il Male, il degrado, l’incuria, la corruzione, la violenza sembrano prendere il sopravvento ; altre volte la amo con una passione travolgente, quando penso ai Grandi, antichi, moderni e contemporanei, che l’hanno onorata e ancora la onorano con la loro creatività culturale e sociale, costituendo un valido e spesso eroico contrappeso alle forze del Male che vorrebbero deturparla. Ma pur tormentata da questa dialettica, io, al di là di tutto, sono e sarò sempre profondamente orgogliosa di essere siciliana, perchè la Sicilia, pur nelle sue contraddizioni antiche ed attuali, è e sarà sempre la mia Vita.