Perchè quando penso a te, mi sento sempre vestita a festa, come se andassi perennemente ad un matrimonio che si celebra e si ricelebra senza fine?
Oggi, mi è balzato, prepotentissimo nella mente, con una chiarezza che mai avevo provato, il vero significato di questo entusiasmo sognante.
E’ legato ad un ricordo remoto nel tempo, che si è fatto strada nelle mia anima, proveniente da chissà quali abissali profondità : il ricordo del mio primo, fugace, inaspettato innamoramento che io provai nella mia vita e che l’incontro con te ha riportato alla luce, come in una magica circonferenza nella quale l’inizio si ricongiunge con la fine.
Un innamoramento che risale a quando avevo sedici anni, che ora, sento, rivestì a festa il mio cuore, con quegli stessi abiti meravigliosi che mi trovo ad indossare nuovamente, qui, in questo momento, nel quale voglio narrarti, tremante d’emozione, questa piccola storia. Se Dante disse “parva favilla, gran fiamma seconda”, ebbene, quella fu la prima piccola scintilla, che ha preparato, in un dolcissimo destino, la grande fiamma del nostro amore di oggi.
A scuola. Quell’anno iniziavo la quinta Ginnasio. Ero ancora totalmente “vergine” di contatti diretti con i ragazzi, anche se la mia immaginazione era molto fervida di mirabolanti imprese, dove eroici cavalieri di sogno salvavano me, Principessa bellissima, dalle insidie di orchi cattivi. Certamente, a scuola, fino ad allora avevo avuto molti compagni attorno a me ; ma ero decisamente una ragazzina timida e impacciata, che tutt’al più scambiava solo qualche parola con l’universo maschile, ritenendosi goffa, impacciata e bruttina….
Comunque, quell’anno, fra i compagni di sempre, si inserì inaspettatamente un ragazzo, sedicenne come me, che attrasse, fin dal primo momento che lo vidi, la mia attenzione, provocandomi per la prima volta un “brivido” strano, non tanto sessuato, ma costituito da una contrazione allo stomaco, accompagnata da un forte batticuore ogni volta che lo vedevo sorridere e lo ascoltavo parlare con il suo accento veneto, melodioso e musicale. Era un ragazzo biondo, alto e dagli occhi azzurri, che non potevo fare a meno di guardare segretamente anche durante il corso delle lezioni.
Poi, col passare del tempo, il mio batticuore e la mia agitazione di stomaco divennero sempre più intensi quando, in contrasto con la mia timidezza, cominciai a sentirmi sempre più arditamente spinta a rivolgergli la parola – cosa che mi era del tutto nuova – e, soprattutto, fui presa da un fortissimo turbamento nel constatare che anche lui parlava volentieri con me, con spontanea semplicità, sorridendomi e mandandomi continuamente in una sorta di estasi mai provata prima d’allora ….
Ricordi Saint-Exupéry, quando parla dell’incontro fra la volpe e il piccolo principe? Ebbene, quel ragazzo, per la prima volta in vita mia, “mi addomesticò” in modo travolgente. Cominciai a pensare a lui continuamente e a spiare con ansia, tutte le mattine, il suo arrivo ….
Lo attendevo in preda a tachicardie che mi mozzavano il fiato. Se tardava, venivo presa da un’ansia terribile e divoratrice, che si placava solo quando, finalmente lo vedevo, dalla finestra, salire la scalinata di accesso alla scuola, col suo passo disinvolto e col suo sorriso solare, che mi entrava dentro come una freccia di sole
Poi, il pensiero di lui, lentamente, ma prepotentemente, cominciò a invadere anche le mie notti, e cominciai a sognarlo sempre più spesso, con una tale intensità che tutte le mattine mi faceva svegliare col desiderio irresistibile di correre a scuola per incontrarlo nella realtà.
L’anno scolastico nel frattempo scorreva lentamente verso la sua conclusione, senza che nulla di rilevante si fosse ancora verificato fra noi, se non la cordialità e la piacevolezza del nostro quotidiano incontrarsi. Giunse infine il tempo degli esami, e, poi, la felice notizia della nostra promozione.
Ma la fine dell’anno scolastico insinuò improvvisamente nel mio cuore una sottile angoscia, alla quale inizialmente non avevo pensato. Di lì a poco si sarebbe aperta la parentesi estiva, che, inesorabilmente, ci avrebbe separati. Questo pensiero dilagò sempre più dentro di me e mi sentii triste e desolata come mai mi era accaduto prima d’allora. Mentre avvertivo attorno a me aria di vacanza e di allegria dinanzi all’estate che cominciava a manifestarsi nel clima e nei cuori, io mi trovai pervasa da una malinconia irresistibile, che mi lasciava silenziosa e solitaria.
Spesso, nel tardo pomeriggio, mi recavo su una panchina, nel giardino dinanzi alla scuola, a guardare con struggente nostalgia la scalinata da cui spesso avevo visto salire il “mio” ragazzo. Adesso tutto appariva come svanito : la scuola chiusa, la festosa confusione e l’andirivieni dei compagni e dei professori ormai un ricordo…
Poi, mestamente, me ne tornavo a casa, con poca voglia di cenare.
Il mese di Giugno, nel frattempo, stava finendo e presto tutta la mia famiglia, come ogni anno, mi avrebbe portata in vacanza. Un tempo attendevo questo evento con gioia ; adesso non mi ispirava alcun entusiasmo. Giunti alla fine del mese, in uno degli ultimi pomeriggi prima della partenza, mi recai sulla consueta panchina per dare un’ultima occhiata a quel luogo che mi era diventato ormai malinconicamente caro, quando, improvvisamente, mi sentii chiamare per nome e, voltandomi di scatto, vidi accanto a me “il mio ragazzo”.
Bello, biondo, solare. Una visione che mai scorderò. Si sedette accanto a me e, come in una frenetica danza di emozioni, sentii che era contento di vedermi e mi disse – sorpresa? magia? casualità? – che, trovandosi da quelle parti, aveva “avvertito” la necessità incontenibile di passare dal giardino dinanzi alla scuola. “Adesso – mi disse con un sorriso dolcissimo – conosco il perchè ….”.
Io, come in un sogno, quasi senza accorgermene, mi sentii spinta repentinamente a prendergli la mano, che egli strinse, sorridendo, con una tale, premurosa dolcezza da farmi rimanere quasi senza respiro, e, da quel momento in poi, ambedue ci trovammo a liberare in modo totalmente “sfrenato” veri e propri fiumi di parole, che si intrecciavano armoniosamente fra loro, riempiendo di bagliori la sera che ormai stava calando, mentre noi non ce ne accorgevamo neppure ….
Ci narrammo reciprocamente tutta la nostra vita, con un abbandono che sto provando solo ora con te, amore mio, nell’evocarti questi ricordi. Le nostre anime si accordarono come arpe armoniose e, in poco tempo, fu come se ci fossimo conosciuti da sempre, proprio come accade con te, oggi. Tutta la nostra vita fluì con dolce impeto dalle nostre bocche e dalle nostre mani che mai si erano separate. Fino a che l’ora di rientrare non giunse ad interrompere quell’incantesimo che per la prima volta nella mia vita avevo vissuto con un’impetuosità mai provata prima d’allora.
Ci sono momenti nella nostra vita, che ci strapperebbero l’esclamazione di Faust dinanzi al tempo che scorre inesorabile : “Fermati, sei bello!”. Quello fu uno di quei meravigliosi momenti ….
Ma non potei fermarlo. Con infinito dolore, scoprii il giorno dopo che quella era l’ultima sera che quel ragazzo aveva trascorso nella mia città. Il giorno dopo, di prima mattina venne a casa mia, a salutarmi, dicendomi che con tutta la sua famiglia sarebbe ritornato a vivere Venezia, avendo suo padre ottenuto un trasferimento lavorativo.
Mi disse, con una nota di intensa commozione nella voce, che non mi aveva informato della sua imminente partenza per non guastare la bellezza di quelle due ore che avevamo trascorso insieme conversando dolcemente e che egli non avrebbe mai più dimenticato. Io ero come impietrita da una tale dolorosa emozione, che riuscii solo a balbettare qualche parola di saluto, trattenendo a stento le lacrime. Egli mi guardò con infinita tenerezza, mi sfiorò la guancia con una lieve carezza, mi porse un biglietto dove c’era il suo nuovo indirizzo, mi disse che avremmo potuto scriverci, poi se ne andò senza voltarsi, mentre il mio cuore lo seguiva disperato.
Forse tutto questo fu soltanto un lieve battito d’ali, una prima prova d’amore da racchiudere, come un tesoro preziosissimo, nello scrigno del proprio cuore, in attesa di poterlo recuperare in una vita futura.
Adesso, dopo tanti anni, tu mi fai riaprire quello scrigno, amore mio, ed io avverto attorno a me, e dentro di me come l’ antico battito d’ali d’un ricordo che torna per farsi nuova realtà ….