Oggi pomeriggio, non trovando parcheggio nella piazza principale del mio paese, dove ero andata per compere, ho dovuto lasciare la mia auto ad una discreta distanza dal luogo dove dovevo recarmi. Mentre percorrevo a piedi quel tragitto, improvvisamente mi sono resa conto che erano ormai anni che non assaporavo la gioia di una passeggiata per le strade del mio paese. Ho subito rallentato il passo e, come per incanto, mi sono sentita come una “turista” che torna a visitare i luoghi che un tempo le furono familiari e che le sono rimasti nel cuore e nella memoria, colmi di intensi richiami affettivi, come tanti “quadri di un’esposizione”. Mi è sembrato che non solo i miei occhi stessero partecipando a questa rivisitazione, ma anche gli altri miei sensi, come, ad esempio, l’udito, che mi faceva percepire rumori che valicavano i confini del tempo, per riportarmi alla mia infanzia ; l’olfatto, che mi riproponeva odori saturi di antichi ricordi, di quando, ad esempio, da piccola, mi fermavo alla pasticceria per comprare qualche profumato dolcetto prima di recarmi a scuola ; e poi il tatto, che mi ha spinto a sfiorare l’antica, rugosa fontana in ghisa della piazza, alla quale, sempre da piccola, mi fermavo per dissetarmi dopo avere corso e giocato, con altri compagni e compagne, nei giardini.
Ma le sensazioni più emozionanti della passeggiata le ho provate incontrando tante persone del passato, adesso con qualche anno in più nel volto e nell’aspetto – come anche io, del resto – , con le quali ci siamo scambiati calorosi saluti. Fra queste, è stato particolarmente gioviale l’incontro con un mio vecchio amico, Gino, col quale ho recitato spesso, quando avevamo 16-17 anni, nella piccola compagnia teatrale del paese. Parlando gioiosamente con lui, mentre rievocavamo con entusiasmo mille episodi del nostro passato sodalizio, è accaduto un po’ come se il tempo presente si fosse improvvisamente fermato, per fare riaffiorare, nitide e smaglianti nella mia mente, le immagini di una me stessa bella, leggiadra, spensierata e ricercatissima, che maliziosamente amava farsi corteggiare dai ragazzi, senza tuttavia impegnarsi mai con nessuno, e che, poi, si “impietosiva” quando i suoi pretendenti rimanevano male dinanzi ai suoi rifiuti, pur continuando sempre, però, a rimanere “irraggiungibile”….
Nel frattempo, il mio amico mi incitava continuamente a rievocare insieme a lui altri divertenti episodi della nostra adolescenza, fino a che questo “tuffo” nel nostro luminoso e vivace passato ha cominciato a venarsi di rimpianto e, conclusosi il nostro colloquio, ci siamo trovati a lasciarci con una certa esitante riluttanza, come se fossimo stati obbligati a spegnere un riflettore che per brevi attimi aveva illuminato un favoloso tesoro, al quale, ormai, non potevamo più attingere e che malinconicamente tornava ad essere confinato nell’ombra. Mi sono trovata a pensare che soltanto un Faust, vendendo la propria anima, avrebbe potuto “fermare” il tempo. Comunque, salutandoci, ho incitato me stessa e il mio amico a pensare, con determinazione, alle cose belle che ancora ci può riservare il futuro. Ma mentre proseguivo da sola nel mio cammino, mi sono chiesta perchè il tempo passato appaia sempre a tutti così bello e talvolta quasi più desiderabile del presente. Sicuramente nel nostro passato è racchiusa tutta la nostra identità, tutto il “romanzo” della nostra vita, in tutte le sue sfumature più o meno belle. In ogni momento della nostra vita noi saremo sempre come viandanti che portano sulle spalle la bisaccia della propria storia personale : saremo in ogni occasione, presente o futura che sia, “portatori di Storia”. E’ fra le pieghe, o pagine, della nostra storia passata che si è costruito ciò che noi siamo oggi ; ed è soltanto da queste premesse che si può e si deve partire per configurare il nostro futuro. Ma sempre – e, diremmo, quasi inesorabilmente – solo il passato è certo, nelle sue luci e nelle sue ombre ; sia negli eventi splendidi che il ricordo idealizza e rende favolosi, sia nelle sofferenze e nei dolori che la vita ci ha inflitto, oppure nei “treni perduti” che turbano la memoria. Il futuro, rispetto al passato, è invece incerto, nebuloso, imprevedibile, misterioso come una foresta vergine ancora inesplorata. Sappiamo con certezza da dove proveniamo ; non sapremo mai dove stiamo andando. E questo fa paura.
Il rapporto fra passato e futuro è, poi, anche un sottile filo di rasoio che continuamente ci ferisce. Ci sono tante cose che fatalmente perdiamo col passare del tempo : la freschezza ed il fascino della gioventù, le intrepide energie giovanili, la baldanza di chi ha ancora tanti anni dinanzi a sé, l’orizzonte sterminato e stimolante delle cose da conoscere, l’universo dei sogni da realizzare…. Tutto questo appassionato concerto di aspettative spesso rischia di essere seriamente compromesso dal tarlo del tempo. Per tutti questi motivi, spesso preferiamo rimanere legati al passato, lo rimpiangiamo e lo idealizziamo. Talvolta il passato paradossalmente ci rassicura persino quando è costellato da sofferenze e delusioni. Queste ormai costituiscono un “codice”, un “lessico” che ci è noto e che, pur nel disagio che ci crea, giungiamo a “mitizzare”, preferendo il dolore certo, all’incertezza della speranza di un cambiamento.
Eppure, se tutti cercassimo le nostre sicurezze nel passato, oppure ne rimpiangessimo con ossessiva nostalgia il trascorrere, non vi sarebbe più alcun progresso, né individuale, né – anche – sociale. E’ giusto, pertanto, vivere all’indietro? E’ chiaro che si tratta di una domanda retorica. Spesse volte anche io, specie in momenti un po’ “crepuscolari” della mia vita presente, mi sono trovata a rimpiangere il passato : ma ho sempre cercato, subito, di correggere questo pericoloso pensiero, perchè mi si è presentata immediatamente l’immagine lampante di una “gabbia”. Il passato che si rimpiange è, in realtà, una insidiosa prigione, una trappola mortale. Il passato che sostiene la nostra identità è, invece, una piattaforma che prepara nuove avventure esistenziali, nuove scoperte, che apre a nuove, spettacolari curiosità, è il passato che appassiona, che ci fa innamorare della vita futura, anzichè spaventarci dinanzi al mistero.E’ il passato che si riveste con i colori dell’Amore per spingerci senza paura verso il futuro, come se fosse un gioioso appuntamento “galante”, dove può succedere di tutto, nel senso più suggestivo e palpitante del termine. Ecco perchè talvolta, scherzando (ma non troppo….) mi accade di incitare i miei amici, quando li vedo esitanti dinanzi alla vita, a “innamorarsi”. Perchè l’Amore è una delle poche verità in cui credo ; una verità fra le più smaglianti, che, sola, può permettere di evitare il rischio di rimanere prigionieri di ciò che è stato, per aprirsi a ciò che sarà, per crescere ad una vita che continuamente si rinnova. Nella gabbia del passato – quando il passato diviene prigione – le nostre passioni si spegnerebbero in rimpianti senza fine e verrebbero come soffocate giorno dopo giorno in un involucro sotterraneo, dove domina la paura di un ignoto fantasma che si chiama futuro. Forse tutti noi dovremmo camminare a piedi più spesso per le strade dei nostri paesi o delle nostre città, per potere arricchire la nostra mente e i nostri cuori con sensazioni, emozioni e riflessioni alle quali il “mondo della fretta” ci ha troppo disabituati.