Gli ottantanni di papa’ Felice

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In questi ultimi mesi, i media hanno spesso celebrato gli ottanta anni di molti personaggi ormai famosi e familiari per tutti noi, al punto da poter essere definiti “epocali”. Mi piace ricordarne almeno alcuni, come, ad esempio, Sofia Loren, Gino Paoli, Ornella Vanoni e, ultimissima, Brigitte Bardot.

Questa singolare coincidenza di ricorrenze mi é apparsa subito di buon augurio anche per la mia famiglia, perché il prossimo 20 Ottobre anche mio padre compirà 80 anni. Certamente egli non é “famoso” sul piano pubblico, ma per noi figli e congiunti, vicini e lontani, rappresenta un vero “pilastro” di riferimento, come esempio di vitalità, di lucidità mentale, di forza anche fisica e di caparbia dedizione al lavoro. Spesso mi é accaduto di parlare di mio padre in occasione di rievocazioni autobiografiche ; oggi desidero cogliere l’occasione del suo compleanno per mettere a fuoco la sua personalità del tutto particolare. Sarà un “dono” genetico, ma devo dire innanzitutto che il peso degli ottanta anni ancora non si nota nel suo aspetto : egli é un uomo che tutti i giorni si sveglia all’alba per andare a prendersi cura di un terreno di sua proprietà che continua a coltivare con lo stesso giovanile entusiasmo che lo animava quando con la sua fatica doveva provvedere al sostegno della famiglia e soprattutto di noi cinque figli che eravamo piccoli e bisognosi di lui. Fino ad oggi, che io ricordi, egli non ha mai voluto festeggiare i suoi compleanni, sostenendo, quasi per scaramanzia, che li festeggerà tutti insieme quando compirà cento anni.

Per gli attuali ottanta anni, mi ha detto che al massimo ci concederà di regalargli un dopobarba senza ulteriori formalismi. Proprio l’altro giorno mi é accaduto di ascoltare per puro caso, su YouTube, l’esecuzione dell’immortale brano “Nessun dorma” dalla “Turandot” di Puccini, eseguita dal famoso tenore Giacomo Lauri Volpi nel 1972, all’età di ottanta anni. Sembra che Puccini, nel 1922, avesse scritto questa opera – rimasta incompiuta per la morte del Maestro – proprio perché fosse cantata da questo tenore, che egli prediligeva particolarmente.

Ebbene, cinquanta anni dopo, Giacomo Lauri Volpi era ancora in grado di eseguire questo celeberrimo brano con una voce meravigliosa, potente, chiara, ricca di una strabiliante e impetuosa energia negli acuti, che mi ha lasciato profondamente commossa. L’ondata di commozione mi ha fatto subito andare col pensiero a mio padre. Anche egli, in fondo, é come quel tenore : energico, solare, potente e “intramontabile”. Egli tutte le mattine “sfida” il gallo precedendone il risveglio e spalancando la finestra ancor prima che il pennuto canti. E mi piace pensare che il suo primo sguardo sul mondo all’aurora sia come il canto del pucciniano Principe Calaf : “All’alba vincerò!” Un canto simbolico, dove si concentra il suo vibrante amore per la vita, per la natura e per la famiglia, che si trasmette quotidianamente a noi tutti come un solenne invito ad andare incontro alla realtà con intrepida determinazione, fiducia e apertura verso il futuro, senza alcuna esitazione o rimpianto, proprio come fa lui, che rifiuta sempre di essere considerato “vecchio”, sostenendo che la vecchiaia non è altro che una ulteriore crescita da seguire con curiosità, più che da considerare mestamente come una inesorabile decadenza.

Grande insegnamento, che mi ha fatto sempre pensare che mio padre, con questa impostazione di vita, abbia trovato una sorta di “ricetta della felicità”, in piena armonia col suo nome, che, per l’appunto, é Felice! E anche se egli rifugge dal ricevere gli auguri, il mio cuore di figlia, orgogliosa di avere un padre come lui, non potrà mai evitare di augurargli, con grande riconoscenza, di poter raggiungere, e magari anche superare, il traguardo dei cento anni!

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