Il misterioso fascino di un libro antico

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Il misterioso fascino di un libro antico (a cura di Maria Luisa Valenti)
C’è un antico testo che, da quando mi accadde di scoprirne l’esistenza, ha sempre esercitato un profondissimo fascino nella mia mente e nel mio cuore : la “Antologia Palatina”. Un libro apparentemente erudito, ma dai contenuti estrosi, sorprendenti ed emotivamente assai coinvolgenti. Si tratta di una raccolta di circa 3700 epigrammi, (ovvero brevissime composizioni in versi) di vari autori antichi, che fu scoperta all’inizio del secolo XVII dall’umanista Claude de Saumaise in un codice risalente all’XI secolo, conservato nella Biblioteca Palatina della città tedesca di Heidelberg.

Pare che l’autore e l’ordinatore della raccolta sia stato uno studioso bizantino del X secolo, Costantino Céfala, il quale articolò tutte le composizioni poetiche in XV libri, differenziati per argomenti fra i più vari (artistici, erotici, votivi, funebri descrittivi, sentenziosi, burleschi, conviviali, indovinelli ecc.).La sezione del testo che mi ha sempre colpita maggiormente, suscitando in me intense riflessioni, è stata sicuramente quella dedicata all’amore. Spesso si tratta di versi redatti da antichi autori anonimi, oppure di brevi composizioni di improbabile attribuzione a personaggi famosi : ma al di là del problema della “paternità” di questi testi (argomento riservato legittimamente ai filologi), ciò che maggiormente mi ha costantemente colpito è la suggestiva ispirazione con la quale gli ignoti redattori hanno cercato di racchiudere in pochi versi il significato e la forza del sentimento d’amore, in una prospettiva che, valicando i confini del tempo, conserva ancora oggi un notevole ed intenso sapore d’attualità.C’è in particolare un “distico”(o coppia) di versi, che un autore sconosciuto volle attribuire a Platone – forse in omaggio al filosofo che maggiormente ha celebrato la componente “divina” dell’Amore – che io ho sempre ritenuto stupendo e perfettamente attinente a ciò che io stessa ho sempre pensato cercando di immaginarmi un autentico dialogo fra due persone che si amino profondamente : “Tu guardi le stelle, stella mia ; ed io vorrei essere il cielo, per guardare te con mille occhi!” (Cfr. A.P., VII, 669).

E’ vero! Guardarsi essendo innamorati è come scoprire reciprocamente nei propri occhi l’abissale immensità dell’infinito cielo stellato!Gli occhi degli innamorati che si guardano con l’intensità della passione è e sarà sempre un incontro sublime fra cieli stellati! Venti secoli fa era questo che sentiva l’anonimo autore di questi versi immortali ; venti secoli dopo, io a mia volta continuo a sentire la verità di queste parole, come se quell’autore fosse qui, accanto a me, ad offrirmi la possibilità di vincere il Tempo!E poi, ecco un’altra “magia” che l’Antologia Palatina mi ha offerto. Un suggestivo passaggio dal “libro degli indovinelli”, che ritengo anche in questo caso sublime. Si tratta di un indovinello che mi è sembrato sempre racchiudere la vera essenza dell’Amore : “Dentro non ho niente, e tutto è dentro di me. A tutti regalo la bellezza del mio prodigio” (Cfr. A.P.XIV, 108)Ricordo che quando ho scoperto che l’indovinello voleva alludere allo “specchio”, sono stata presa da una commozione incontenibile, mista ad una gioia senza limiti, perchè in quel semplice e giocosamente ingenuo “distico”, mi si è rivelata d’improvviso l’entusiasmante possibilità di tradurre finalmente in una immagine luminosa la vera fonte del sentimento di felicità che si prova in Amore : essere reciprocamente specchi, ciascuno dei quali si riempie della ricchezza dell’Altro, all’Altro riflettendola e rinviandola, in un prodigioso scambio di doni che rendono e renderanno per sempre la Vita degna d’essere vissuta.L’Antologia Palatina, con la sua inestimabile bellezza e ricchezza di Umanità senza tempo, mi ha sempre fatto passare da una meraviglia ad un’altra, in un intreccio di sorprese senza fine. Il richiamo di quei versi “sparsi”, l’ho sempre sentito come un invito che non potevo eludere più a lungo ; fino a che anche io ho deciso di liberare un mio canto d’amore.Pochi versi, che voglio offrire a chi, come me, crede nell’Amore.Cantico d’amore

“Prendimi per mano, mia stella dell’Aurora / e portami nel mondo senza Tempo /dei tuoi occhi di cielo, / a scoprire l’incanto del bacio che unisce / e del grido di gioia che accoglie. /Libera la mia anima / dai pruni pungenti di mille inverni, / inonda i miei sensi vibranti / di profumo di rosa, / rendimi esule felice /dalla miseria dei regni dell’Invidia, / abbracciami e fai che io non sia più / una rondine solitaria / in cerca d’azzurro.Insegnami a scoprire le stelle, / perché io possa guardarti / con lo stupore di mille occhi”(Maria Luisa Valenti)

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