E non c’è sesso senza amore”

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“Molto spesso in questa pagina si parla del tema dell’amore e lo si affronta in modo assai valido. Tuttavia si parla un po’ meno dell’amore nell’adolescenza. Secondo voi, Luisa e Prof. Ciofi, quando è giusto per un adolescente iniziare ad avere rapporti completi? E se una vostra figlia adolescente vi esternasse la sua volontà di cominciare ad avere rapporti completi, voi come reagireste? L’educazione sessuale è un giusta iniziativa, ma molto spesso, se mal condotta,può determinare errori non sempre facilmente rimediabili. Voi che cosa ne pensate?”

In tema di sesso, uno dei rischi maggiormente presenti nella società di oggi è quello della netta separazione della sessualità dall’amore. Il sesso troppo spesso viene presentato come un bene di consumo da esperire puramente e semplicemente, al di fuori da ogni contesto affettivo. Attorno ad esso ruota un “giro di affari” assai redditizio, controllato spietatamente da una criminalità sempre meglio organizzata, denunciata, descritta e condannata quasi quotidianamente dai canali mediatici.

Si tratta di uno “spettacolo” che ovviamente è ben presente nel campo di coscienza degli adolescenti. Spesso mi sono chiesta quale effetto esso possa determinare sulla loro personalità impegnata nel delicato processo di maturazione psicosessuale. E mi sono chiesta anche quali alternative il mondo “sano” degli adulti possa offrire agli adolescenti per evitare o “correggere” il rischio di eventuali distorsioni circa la sessualità, che possano insinuarsi nel loro percorso formativo.

Su tale argomento è sempre stato lecito auspicare una valida “educazione sessuale” in grado di “affettivizzare” la sessualità, cogliendone e presentandone lo stretto legame con l’amore. “Non c’è sesso senza amore”, recitano i versi di una popolare canzone del cantautore Venditti. Ma è anche opportuno chiedersi se questo valido binomio sia stato poi effettivamente seguito nei programmi di educazione sessuale – peraltro non molto numerosi – , e sia stato vermente in grado di fondare una autentica “pedagogia della sessualità e dell’amore”.
A mia personale conoscenza, l’approccio all’educazione sessuale o è stato demandato ai medici e ai biologi, cui è stato dato il compito di “informare” gli adolescenti sulla dinamica anatomico-fisiologica dell’apparato sessuale nel suo sviluppo ; oppure è stata affidata al filosofo, quando non addirittura al teologo, per cogliere i risvolti esclusivamente “morali”della sessualità. Si tratta di una impostazione “dualistica” che spesso più che “educare” ad armonizzare il mondo psichico col mondo fisiologico e ormonale della sessualità, ha finito col produrre delle conflittualità talvolta assai laceranti.

Forse questo dualismo è l’espessione di un problema di noi adulti, nati, oppure educati in un’epoca che ancora risentiva del clima pre-sessantottino, nel quale la sessualità veniva apertamente “repressa” (ricordo, ad esempio, per le donne, il “mito” di pervenire al matrimonio “illibate”), in una atmosfera di continui e martellanti richiami all’osservanza di severe e asfissianti regole di un moralismo puramente formale e bigotto. Liberarsene per essere validi interlocutori degli eventuali bisogni degli adolescenti in un’epoca che richiederebbe una reimpostazione radicale del progetto di una più costruttiva educazione sessuale, non è cosa facile.

Anche se io sono nata e cresciuta in anni immediatamente successivi al ’68, devo dire che avere vissuto la mia maturazione psicosessuale in un ambiente siciliano provinciale, ancora gravato da tutti i pregiudizi legati al vecchio mondo patriarcale e “repressivo”, non mi ha preservato da residui condizionamenti di tipo dualistico, che mi hanno fatto avvertire la mancanza di “maestri” che potessero offrirmi uno spazio di dialogo in grado di armonizzare i due “universi” della sessualità e dell’amore. Si tratta di un’armonia che fortunatamente ho potuto vivere incontrando fin dall’inizio l’uomo “giusto” della mia vita. E’ un bagaglio di esperienza che cercherò di trasmettere alle mie figlie, mantenendo sempre aperto un dialogo con loro, in modo da non lasciarle mai sole dinanzi ai passaggi epocali del loro sviluppo psicosessuale. Attualmente la figlia minore è ancora troppo piccola per aprirsi alla vita sessuale, pur avvertendone il vago “profumo” ; la maggiore è a sua volta ancora “quieta”, “ingenua” e dedita prevalentemente allo studio, anche se non le mancano amichetti che già la corteggiano.

Certamente è inutile nascondersi come fanno gli struzzi : prima o poi sicuramente un più serio approccio alla vita sessuale dovrà pure verificarsi e non sarà qualcosa fuori da ogni norma. L’importante sarà non perdersi in giudizi bigotti , ma mantenere sempre aperto il dialogo, perché le prime eperienze sessuali siano un canto d’amore, e non una squallida esperienza consumistica.

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