Corpi belli, depilati, lucidi, slanciati, vigorosi, palestrati, muscolosi, superbi, da esibire sulle spiagge, nei defilé di moda, nella pubblicità e negli spettacoli dove l’Apparire vince sempre sull’Essere. Scenari ormai abituali nella nostra epoca. E l’ Anima?
Più trionfa la bellezza crudele e spietata del corpo, più l’ Anima si ammala. L’altra sera ho rivisto, commossa, il bellissimo capolavoro di Rossellini “Francesco giullare di Dio”.
Fra le tante splendide scene che, come quadri sublimi, scandiscono vari momenti significativi della vita di S. Francesco, mi ha fatto improvvisamente sobbalzare d’intensa emozione l’episodio del bacio al lebbroso.
Nel misterioso scenario notturno di un bosco, pervaso di fruscii, di sussurri, di richiami lontani di volatili della notte, di echi che si perdono nella cavità del cielo stellato, Francesco, in insonne preghiera, avverte improvvisamente il suono di un campanaccio che scandisce inequivocabilmente i passi di un lebbroso, uno degli uomini più emarginati e messi al bando dalla società dell’epoca, a causa della sua orrenda malattia contagiosa, che copre di piaghe infette il suo corpo, deturpandolo mostruosamenete.
Francesco sa e sente che per potere essere “uomo” completo, creatura veramente degna di vivere fra le creature del suo immortale “Cantico”, deve stabilire un legame di fratenità totale anche con la sofferenza solitaria e tremenda del “malato”. Per questo, in un impeto improvviso di gioia, abbraccia e bacia il lebbroso,ridonando l’umanità negata alla sua sofferenza, come se in lui avesse ritrovato una parte di se stesso e della propria anima.
Mi è venuto di pensare : quanti sono, oggi, gli “invasati” cultori della “palestra”, che mentre curano orgiasticamente e ossessivamente il corpo, lasciano la propria anima in preda alla “lebbra”, mettendola al bando dalla loro attenzione?
Gli antichi Greci,cultori anche essi della bellezza corporea, almeno seguivano il precetto di Ippocrate, che poi i Latini hanno tradotto con la famosa espressione “mens sana in corpore sano”. Siamo in grado di fare lo stesso anche noi?