Quando l’intelligenza si coniuga felicemente con l’emotività, i risultati scolastici ne risentono sicuramente in modo assai positivo.
Ovviamente, per emotività si intende quel corredo di vibrante sensibilità, di passione, di amore, di apertura verso la vita e verso gli altri, di capacità di “sentire” l’invisibile – cioè di percepire ciò che sfugge ai più – , di attrazione verso tutto ciò che è “stimolante” e interessante, di “forza”interiore, di perseveranza coraggiosa dinanzi agli ostacoli e, in poche parole, di entusiasmo per tutto ciò che arricchisce l’anima.
Lo smalto che tutte quete caratteristiche emotive possono fornire all’intelligenza, amplificandone il rendimento, sono di portata veramente eccezionale.
Ma l’emotività, tuttavia, non è detto che sia soltanto una energia promotrice di successi. Essa talvolta può esercitare anche un’azione “frenante” sulle doti intellettuali, impedendone la piena valorizzazione. Ciò accade quando essa alimenta insicurezze, sensi di inferiorità, diffidenza, sfiducia in se stessi e negli altri, basso livello di austostima,tendenze rinunciatarie dinanzi agli ostacoli ed altre dinamiche ostacolanti il pieno sviluppo dell’io. In questi casi, non è detto che gli emotivi possano essere propriamente i “migliori” della classe.
Come si spiega questa duplice, possibile configurazione della emotività nelle persone? Il grande psicoanalista tedesco Erik Erikson, che ha pubblicato studi divenuti fondamentali nel campo della psicologia dell’età evolutiva, riconduce tutto “l’impianto” della vita emotiva, dal bambino fino all’uomo adulto, alla presenza, o assenza, di una componente decisiva per il futuro dell’esistenza umana : la “fiducia di base”.
Tale componente, per una certa parte “innata”, dipende cospicuamente anche dal tipo di “accoglienza” che ognuno di noi ha ricevuto nell’ambito delle relazioni primarie con i genitori.
Se la nostra affettività è stata educata al sorriso, all’armonia, all’amore, a quella che, in sintesi, potremmo chiamare “gioia di essere nati”, il nostro inoltrarsi nella vita sarà sicuramente aperto alla fiducia, alla sicurezza di sè, all’autostima e alla solidarietà con gli altri, e la nostra intelligenza sarà “illuminata” e potenziata da questa positiva crica emotiva.
Nel caso, invece, in cui qualcosa abbia tormentato la nostra crescita, privandola o compromettendo certe sicurezze di base, la nostra vita emotiva ne uscirà come “appannata” e rimarrà come “intorpidita” e pervasa da molti problemi sul piano relazionale. In questo senso, si potrà sicuramente accettare l’ipotesi che gli emotivi possano essere i migliori della classe.
Ma l’affermazione non può essere assolutamente generalizzata, perchè riguarderà soltanto coloro che, per destino, per fortuna, o per merito, dispongono di una buona carica di “fiducia di base” nei confronti di se stessi e degli altri.