Lo psicodramma è un metodo di interazione psicosociale che permette ad una persona di esprimere e rappresentare le proprie emozioni in una azione scenica nella quale diviene possibile confrontarsi con interlocutori che personificano figure del proprio inconscio o del proprio vissuto. Grazie alla rappresentazione scenica, lo psicodramma può permettere di oggettivare le tensioni interiori, anche di vecchia data, dando ad esse una connotazione più armonica, che può essere anche assai ricca di scoperte e di efficaci prese di coscienza. L’idea di “costruire” un teatro terapeutico nacque ad opera dello psichiatra rumeno Jakob Levy Moreno fra il 1921 e il 1924 con il nome di “Teatro improvvisato”. Si trattava di un teatro a tutti gli effetti, nel quale Moreno chiedeva ad una persona, nell’ambito di una rappresentazione scenica improvvisata, di recitare un ruolo nel quale fosse possibile esprimere le proprie emozioni più significative, oppure più tormentate, oppure più patologiche. Tale esternazione doveva avvenire dinanzi ad un pubblico, il quale era totalmente libero di interagire con l’attore, commentando la sua performance.
La presenza di un pubblico era ritenuta importantissima da Moreno, poiché il pubblico è “l’occhio sociale” giudicante, dinanzi al quale si costruiscono le “maschere” o i meccanismi di difesa che condizionano la nostra vita in modo spesso assai pesante e doloroso e Moreno sosteneva che lo psicodramma deve essere assolutamente spontaneo. Questa sua impostazione è fondamentalmente giusta, ma spesso può presentare dei pericoli per l’equilibrio psichico di un soggetto fragile, il quale potrebbe non reggere adeguatamente alla “aggressività” del pubblico, rimanendone in certi casi turbato. Pur riconoscendo la validità dell’approccio “teatrale” ideato da Moreno, può rendersi necessario attenuare l’impatto troppo “intenso” della dialettica “protagonista-pubblico”, sostituendo alla spontaneità assoluta di Moreno una proposta psicodrammatica più “protetta”, mediante il ricorso ad uno “psicodramma tematico”, basato su di un “canovaccio” monotematico, sul quale i componenti di un gruppo sono invitati ad interagire improvvisando una azione scenica sul tipo della “commedia dell’Arte”. In questo contesto, il protagonista è invitato a calarsi in un ruolo precostituito e liberamente scelto, mentre gli altri dialogano con lui in quanto “portatore” di quel ruolo e non “a tutto campo”, mettendo, cioè, in discussione l’interezza della sua personalità. In questo senso l’assunzione di un ruolo precostituito risulta più “protettivo” nei confronti della persona, senza, però, che venga smarrita la funzione liberatrice dell’interazione scenica.A titolo esemplificativo, si propone un esempio di “canovaccio”, sul quale un gruppo di 8 persone ha improvvisato una dinamica interattiva, nella quale una ragazza si è assunta il ruolo di “protagonista”, mentre gli altri 7 componenti del gruppo facevano da “pubblico”, autorizzato ad interloquire liberamente. I “canovaccio” aveva per titolo “Il tradimento”, ed era congegnato nel modo seguente.
IL TRADIMENTO
Nello scompartimento di un vecchio vagone ferroviario ancora in servizio su una remota e lenta linea locale, si trovano, una sera, alcuni viaggiatori di varia età, silenziosi e forse stanchi per un viaggio ormai prolungatosi oltre il previsto, i quali, pazientemente, attendono di arrivare finalmente alla propria destinazione. Ciascuno di essi è come profondamente immerso nei propri pensieri e quasi non si accorge dell’altrui presenza .
Ad un certo punto, il cellulare di una ragazza rannicchiata timidamente in un angolo dello scompartimento, squilla imperioso, rompendo la monotonia della quasi sonnolente atmosfera. La ragazza, come scuotendosi concitatamente da una lunga attesa, risponde trepidante alla chiamata : poche, intermittenti ed imploranti sono le parole che pronuncia sottovoce ; molte, e dure, presumibilmente, quelle che ascolta, o che è obbligata ad ascoltare, mentre il suo volto diviene sempre più smarrito e disperato. Infine, dopo alcuni minuti, la telefonata viene interrotta bruscamente dall’altro capo del telefono e la ragazza rimane immobile, pietrificata, col cellulare in mano, in preda ad un crescente affanno, che ben presto si trasforma in un pianto, dapprima represso, poi singhiozzante ed irrefrenabile.
I viaggiatori, dapprima sorpresi e interdetti dinanzi alla scena, cominciano a guardarsi reciprocamente negli occhi, come se si accorgessero per la prima volta di non essere soli ; quindi concentrano tutti la propria attenzione sulla ragazza. Inizialmente, tutti, chi più chi meno, sono come imbarazzati di fronte allo sfogo della ragazza ; poi, lentamente, viene a crearsi un clima di partecipazione e di umana vicinanza al visibile dolore della giovane ; quindi, qualcuno, rompendo ogni indugio, esce dal silenzio chiedendo con discrezione alla viaggiatrice il motivo del suo tormento ; anche altri cominciano, a loro volta, ad intervenire, e ben presto un coro di voci affettuose e ben disposte suggerisce alla ragazza di narrare l’accaduto : forse ciò potrà giovarle per rasserenarsi almeno un po’.
La ragazza, dopo molte insistenze, sebbene titubante, finisce con l’acconsentire agli inviti degli altri viaggiatori, e, fra i singhiozzi, inizia a parlare di ciò che la sta angosciando. E’ convinta che il suo innamorato si sia ormai stancato di lei, la tradisca, o la voglia tradire, oppure la voglia lasciare, dopo tre anni di fidanzamento quasi ufficiale. Lei è una persona molto romantica, idealista, sensibile, sognatrice, un po’ artista, che ama dipingere, suonare il pianoforte, scrivere poesie ed aiutare gli altri. Insicura e dubbiosa, tuttavia, sulle proprie effettive doti (soprattutto a causa di un padre imprenditore, autoritario, pratico e materialista, che ha sempre considerato gli interessi artistici della figlia come assolute perdite di tempo), si è innamorata quasi sempre di giovani esteticamente “belli”, ma problematici e bisognosi di aiuto e di sostegno, con i quali si è trovata a svolgere il ruolo di “donna angelo”, nutritrice ed indispensabile salvatrice.
Questo suo modo di porsi ha reso le sue relazioni affettive inizialmente sempre esaltanti e profondamente intense : si è sentita “cercata”, importante, decisiva nell’altrui vita e “adottata” stabilmente, come presenza insostituibile. Successivamente, però, la sensazione di onnipresenza nella vita dell’innamorato ha cominciato gradatamente, come in una fatale parabola discendente, ad indebolirsi, in stretta correlazione con i benefici effetti della sua totale dedizione di “donna angelo”; gli innamorati, diventati autonomi, insofferenti e come “ingrati” del bene ricevuto, hanno sempre iniziato a staccarsi da lei, gettandola nella più profonda angoscia ; l’amore si è trasformato, da parte loro, in una sorta di repulsione e lei ha finito, ogni volta, col divenire dipendente, appiccicosa, gelosa e piagnucolosa, fino a che o è stata tradita o lasciata con disprezzo, come un peso inutile.
La drammatica telefonata, cui i viaggiatori hanno assistito poco prima, è stata la conclusione di un ennesimo fallimento affettivo. Il fidanzato, dopo essersi allontanato progressivamente da lei, secondo il consueto copione che la vita di lei è ormai condannata a subire, dinanzi ad un suo disperato tentativo di recarsi a trovarlo nel paese da dove è originario (di qui la sua presenza sul treno), ad un suo messaggio telefonico che preannunciava il suo arrivo, ha risposto con una telefonata in cui le ha ingiunto violentemente di non cercarlo e di tornarsene in città, “perché ormai, se Dio vuole, non ha più bisogno di “mammine” eteree e crocerossine, ma di donne vere, corpose e passionali”
Detto questo, la giovane viaggiatrice riprende a piangere, affranta e smarrita.
In questa proposta tematica una giovane donna ha accettato il ruolo di recitare la parte<>,mentre le altre persone intervengono in vario modo, chi per commentare, chi per fornire consigli ,chi per rimproverare, chi per ammonire, chi per ricordare situazioni personali, di analoga coloritura emotiva, chi, ancora, per lasciarsi andare a considerazioni generali, quasi filosofiche, sull’amore. I componenti del gruppo sono liberi di scegliere il tipo di “ruolo” che intendono svolgere nei confronti della ragazza ; a sua volta, la ragazza è altrettanto libera di rispondere nel modo che ritiene più opportuno, mantenendosi, però, all’interno del ruolo di innamorata respinta che la traccia prevede. Funzione dello psicologo sarà quello di “oggettivare” il tessuto generale della dinamica e le caratteristiche di personalità che ciascun componente del gruppo ha evidenziato, al termine della interazione dinamica, che si svolge nell’arco di un tempo prestabilito, che è di 2 ore.