Tempo fa ho avuto occasione di accostarmi con molto interesse ad una nuova prospettiva teorica di studi sulla personalità umana : la “Psicologia quantistica”.
L’impianto epistemologico di questo indirizzo muove dall’assunto che “la nostra realtà è una nostra proiezione, e che quindi noi siamo gli unici responsabili di quello che viviamo”.
Da questo assunto nasce una prospettiva terapeutica mediante la quale modificando “le nostre convinzioni inconsce” possiamo cambiare la nostra vita, e quindi le nostre proiezioni, quando esse siano “limitanti”.
L’orizzonte che questo indirizzo di studi apre, mi è apparso all’inizio molto seducente ; ma, successivamente, ho avvertito qualche crescente perplessità, che mi ha indotto a riflettere sulla effettiva validità dell’impianto teorico dell’intero sistema.
Documentandomi, mi sono addentrata un po’ nei dibattiti epistemologici, particolarmente vivi negli anni ‘ 80, sul cosiddetto “riduzionismo”. In relazione a questo termine, ci si chiedeva da un punto di vista epistemologico, se fosse legittimo, oppure no, “ridurre” la ricchezza e la dinamicità della vita psichica a poche componenti, o addirittura ad una unica componente dominante.
Si tratta di una “tentazione” che molti scienziati hanno sempre avuto. Lo stesso Freud, in fondo, si è fatto sedurre da questa prospettiva, quando ha visto tutta la dinamica della psiche dipendere dall’Inconscio (e cioè “ridursi” a questa predominante variabile), dove l’Io cosciente altro non è che un “cuscinetto” la cui funzione è quella di “smorzare” la frizione fra Inconscio e Realtà. Quindi è una “funzione derivata” e non originaria.
Ovviamente, la risposta a questi dibattiti, variamente configurata, insisteva sempre sulla impossibilità e problematicità di una operazione “riduzionistica” del genere
Il rischio di questa procedura è quella di inoltrarsi su di un terreno sterile, che inaridisce la varietà, la dinamicità e la imprevedibilità della vita psichica.A questo punto, mi si sono chiarite le perplessità che la Psicologia quantistica mi aveva suscitato, dopo un primo, balenante interesse. E’ veramente possibile affermare con sicurezza scientifica che “la nostra realtà è una nostra proiezione”?
Non mi sento di crederci. Per me, che “la nostra realtà” sia “una nostra proiezione” è un ragionevole mistero. Dipenderà sempre da quale punto di vista la si osservi ; e la molteplicità dei punti di vista è praticamente infinita. Può darsi che “in certi casi” la realtà possa anche essere una nostra proiezione. Ma vi sono e vi saranno sempre altri casi in cui le cose vanno ben diversamente. Io personalmente ho avuto una formazione di tipo fenomenologico-esistenziale e credo nella libertà, ricchezza ed imprevedibilità della Vita. Che tutto sia una nostra proiezione, può anche darsi. Ma è troppo poco. Troppo miseramente poco.