Insegnanti e Maestri

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Cara Genny, ciò che hai scritto a proposito del tornado che si è abbattuto sulla tua scuola ha colpito molto la mia sensibilità, sia come lettrice, sia come amica, e mi ha fatto molto riflettere sul ruolo dell’insegnante in generale e poi sul ruolo dell’insegnante in particolare oggi. Dirò che la figura dell’insegnante mi ha sempre affascinato. Forse sono inguaribilmente romantica, ma ho spesso pensato che insegnanti si nasca per vocazione, più che diventare tali per svolgere un semplice lavoro impiegatizio.

Ciò dipende dal fatto che l’insegnante, pur essendo un “operatore” che trasmette cultura, svolge la propria attività non maneggiando pratiche d’ufficio, ma stabilendo soprattutto un rapporto di comunicazione umana con persone vive, in delicata fase di crescita, che mentre, da un lato, si aspettano di essere formate culturalmente, per un altro verso cercano anche di dare un senso alla propria vita, alle proprie emozioni in continuo fermento, e percorrono i primi passi sul difficile terreno della socializzazione.

L’insegnante non può rimanere “neutrale” dinanzi a questo scenario così ricco di sostanza umana. Spesso sono i ragazzi stessi che chiedono agli insegnanti di svestire la “divisa” di funzionario della Pubblica Istruzione, a favore di un incontro più libero, dove le qualità umane dei docenti prevalgano sulla loro competenza professionale. Si tratta di momenti “cruciali”, dove l’insegnante deve, o dovrebbe, cedere il passo al “Maestro”, dispensatore anche di saggezza esistenziale.

Questa capacità mai nessun Ministero potrà trasmetterla o farla rientrare in eventuali “Corsi formativi”. E’ una dote che l’insegnante possiede o non possiede ; la si può incrementare con l’esperienza, ma non può essere acquisita per via di apprendimento, come in una qualsiasi materia di studio. E’ una “qualità”, non una “quantità”.

Il “Ministero” dovrà sicuramente fornire tutti gli strumenti più adeguati affinchè gli insegnanti possano svolgere la propria attività educativa nelle condizioni migliori possibili ; ma vi sarà sempre “quel” momento particolarissimo di interazione insegnante-alunno, dove lo studente, grande o piccolo che sia, cercherà in chi insegna una figura capace di essere anche un po’ padre, madre, fratello, sorella, amico, amica, maestro o maestra di saggezza, depositario o depositaria della parola che guida, orienta, arricchisce, conforta, sostiene.

Queste qualità l’insegnante deve trovarle radicate nella profondità della propria anima e della propria storia personale, al di là e, forse, anche prima di ogni rivendicazione sociopolitica e sindacale.
E’ giusto e sacrosanto chiedere allo Stato, o Ministero che sia, che si costruiscano scuole solide, in grado di resistere ai sismi o ai tornadi ; è giusto chiedere che le scuole siano attrezzate in modo che ogni attività didattica che vi si svolge non debba naufragare miseramente per mancanza di fondi ; è giusto chiedere che la stessa professione di insegnante sia restituita alla dignità che le compete mediante un giusto riconoscimento economico, in linea con i criteri di giustizia socioeconomica validi per tutte le classi lavoratrici. Ma vi è, e vi sarà sempre un “di più” che ogni insegnante dovrà investire nel suo rapporto quotidiano con la viva umanità degli alunni.

Per questi motivi, cara Genny, io ho seguito con intensa partecipazione emotiva e grande ammirazione quello che hai descritto nel tuo réportage sul tornado che ha colpito la tua scuola. Nel ruolo polivalente che hai dovuto assumere nei confronti dei tuoi alunni, trasformandoti da insegnante in soccorritrice materna e rassicurante, ho visto una “vera” Maestra di vita, in grado di contenere e superare le proprie paure per attingere una nuova forza e un nuovo coraggio dalle radici più profonde di se stessa, per farne dono fortificante a chi si sentiva smarrito.

Sai che mi sono quasi trovata ad invidiare i tuoi alunni che hanno la fortuna di avere un’insegnante come te?

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