Nascere per caso, per necessità o per scelta d’amore?

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Giorni fa, un’amica, con la quale sono spesso in corrispondenza, mi ha proposto una domanda assai interessante, che mi ha indotto a sviluppare una breve riflessione su di un argomento che ritengo molto degno di attenzione.
“Un tempo le generazioni passate non conoscevano la prevenzione delle nascite. Sposarsi significava fare un figlio ogni anno, fino alla fine della fertilità biologica. Possiamo immaginare la fatica delle nostre mamme e delle nostre nonne! Sicuramente, forse, non desideravano così tanti figli ; ma li accettavano con rassegnazione, come tutte le altre fatiche ; qualche volta senza grande amore. Oggi c’è la cosiddetta prevenzione. Si controlla ogni cosa, anche l’aria che respiriamo. Ma siamo sicuri di vivere una vita migliore? E’ giusto tutto questo? E tu, Luisa, hai mai avuto paura di una gravidanza inaspettata?”
La natalità incontrollata è stata, nelle epoche passate, un fenomeno inevitabilmente connesso in parte con l’ignoranza pressochè totale di ogni metodologia preventiva, in parte anche con il diffuso stato di miseria che affliggeva i più larghi strati delle popolazioni, che, per sopravvivere, avevano bisogno di molte “braccia” come forza-lavoro e come fonte di risorsa economica.
La relazione miseria-alto indice di natalità ancora oggi continua ad essere un’equazione inevitabilmente presente là dove si combatte con la povertà e per il cibo quotidiano.
Certo, in questo quadro di indigenza estrema, la condizione della donna, obbligata a subire gravidanze ad oltranza, spesso assai rischiose e persino mortali, non è stata fra le più felici, e continua ancor oggi a non esserlo in quelle zone del mondo dove la povertà è la situazione dominante. Ancor peggio quando la condizione femminile si intrecciava (e ancora oggi si intreccia in molte zone del mondo) con un maschilismo ottuso e intransigente.
Oggi si può dire che almeno nei paesi dove si rispettano i diritti dell’uomo e della donna, e dove l’istruzione è divenuta un obbligo e un veicolo di civiltà, la condizione femminile si è ampiamente modificata in senso migliorativo, e soprattutto il fenomeno della natalità incontrollata è pressochè scomparso, da un lato per il maggiore benessere eonomico, dall’altro per l’ampia e capillare diffusione delle metodologie di prevenzione che permettono di “scegliere” quando, come e perchè l’amore fra un uomo e una donna debba sfociare in una maternità e paternità responsabili.
Sussistono sempre, è vero, casi – spesso assai numerosi – di “gravidanze inaspettate”. Ma è anche vero che la Società Civile mette a disposizione delle donne, o delle coppie “in crisi”, istituzioni in grado di “ammortizzare” i rischi di eventi imprevisti, mediante interventi – tutelati da precise leggi dello Stato – sia di carattere assistenziale che di carattere preventivo. Basti in tal senso ricordare l’esistenza dei Consultori Familiari, oppure considerare la possibilità che le leggi oggi offrono, di affidare i bambini indesiderati ad Istituti di tutela dei minori, che provvedono a rispondere alle numerosissime richieste di adozione.
Si tratta di una “costellazione” di strade, il cui scopo è quello del rispetto della vita, sia di chi genera, sia di chi nasce. Ma ciò che soprattutto deve sempre precedere, in senso assoluto, è la prevenzione : non come “controllo” che congela ogni sentimento, ma come strumento di consapevolezza e di scelta che valorizzi nel modo più autentico l’amore. Un figlio dovrà essere sempre una scelta d’amore, non un incidente o un prodotto del caso.

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