“Variazioni sui temi del “tradimento” e della “serietà”

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Sere fa, nel corso di una vivace discussione fra amici sul tema del “tradimento” in una coppia “stanca” oppure in crisi, uno degli amici presenti è uscito con un’affermazione molto decisa : “Una persona è seria se riesce a mandare avanti una relazione senza tradire, senza deludere mille volte la persona che ha al suo fianco”.

L’ enunciato, formulato con una determinazione così intensa da non ammettere repliche, mi ha indotto poi, a mente più serena, a riflettere sulle due parole-chiave che vi erano contenute in contrapposizione dialettica : “tradimento” e “serietà”.

Mi sono chiesta se i due termini, che designano situazioni estremamente complesse, possano essere veramente usati in senso sbrigativamente univoco,dopo “situazioni estremamente complesse”, “e di ampia risonanza emotiva”.

Ogni parola ha certamente un suo significato immediato, che ogni vocabolario della lingua può definire. Ma il “senso” in cui quella parola può essere pronunciata e significata può presentare varianti contestuali di notevole portata. Questo perchè ogni parola, innanzitutto, è pronunciata da una persona con un proprio vissuto e con un proprio contesto di vita ; poi si dirige a qualcun altro, o ad altri, i quali hanno a loro volta un loro personale contesto di vita ; poi vi è la precisa occasione in cui la parola viene pronunciata ; quindi vi è la risonanza che la parola in oggetto viene ad avere su di un terreno emotivo, sia personale che sociale ; infine c’è l’uso che la cultura fa di quella parola stessa. L’intervento di tutte queste variabili rendono sempre estremamente sfumato l’uso della parola, sfrangiandola in mille direzioni di senso.

Chi è psicologo e quotidianamente “ascolta” parole che l’interlocutore pronuncia per descrivere e narrare la storia dei propri disagi, sa bene che ogni parola deve essere accuratamente soppesata per cogliere il “senso” in cui viene usata all’interno del “lessico” che la persona interlocutrice utilizza. Dietro ogni parola, dietro ogni “giro espressivo” vi è sempre una storia, una “intenzionalità” nascosta che influenza ciò che viene detto

Tale “sfondo” è costituito dalla risonanza emotiva che ogni parola è in grado di suscitare. Ad ogni parola, infatti, si può dire che corrisponda sempre un’emozione o un sistema complesso di emozioni

In fondo le emozioni sono come le può descrivere quel particolare “gioco” percettivo, basato sulla inversione di una figura su di uno sfondo. Una figura può avere una sua precisa configurazione se osservata in primo piano rispetto ad uno sfondo ; ma se, invertendo il rapporto figura-sfondo, poniamo in primo piano lo sfondo ed in secondo piano la figura, tutto il senso del “quadro” viene ad essere modificato in modo sostanziale, fino a poter esprimere persino qualcosa di “opposto” rispetto all’impressione iniziale

L’esempio della inversione figura-sfondo è stata usata in particolar modo dalla teoria dell “Gestalt” (forma), per dimostrare che le nostre percezioni non sono mai il risultato di una semplice “somma” di sensazioni infinitesimali, ma sono il prodotto di un “atto intuitivo” mediante il quale ciò che viene percepito assume un “significato” a seconda del tipo di composizione particolare che le sensazioni assumono, costituendo una “forma” (Gestalt, appunto). Se viene modificato anche un solo elemento della composizione delle sensazioni, viene a modificarsi anche la “forma” che si percepisce.

Applicata alla vita emotiva, questa teoria ci può essere di aiuto per capire che anche le emozioni stesse, e le parole che le veicolano, possono assumere “senso” diverso a seconda del tipo di “composizione” o “contesto” che fa loro da “sfondo”. E per “sfondo”, si deve intendere la storia individuale di ogni persona. Se tale sfondo balza in primo piano – e questa “inversione” è ciò che l’ascolto dello psicologo deve fare – la parola e la relativa emozione che essa sottintende, cambiano senso.

Se usiamo questo “sistema di riferimento dinamico”, molti significati che le parole sottintendono convenzionalmente richiedono una doverosa “sospensione di giudizio”, come volevano gli antichi scettici, che chiamavano “epoché” questo atto mentale.

La sospensione di giudizio non é un atto di cinica indifferenza, ma uno “spazio” di riflessione che serve per “comprendere” mediante un’osservazione più attenta possibile ciò che viene comunicato (il verbo greco “schéptomai”, da cui deriva la parola “scetticismo”, significa infatti “osservare attentamente”).

In questo quadro di riflessioni, la parola “tradimento”, con particolare riferimento alle relazioni affettive, può assumere varie connotazioni di senso, a seconda della storia individuale di ogni persona. Può essere un atto di leggerezza, o di cinica incoscienza, scarsamente rispettoso della personalità altrui e delle “promesse di fedeltà”, implicite o esplicite che siano ; come può essere, ad un altro estremo, un gesto riconducibile ad un contesto tormentato, insostenibile ed opprimente di incomprensioni e di incompatibilità caratteriale, che sfocia in un disperato tentativo di “rinascita” in un nuovo amore, al posto di una precedente relazione di coppia ormai offesa e svilita dallo squallore di una convivenza divenuta sempre più impossibile.

Quale delle due possibilità estreme possano prevalere e balzare in primo piano, lo deciderà sempre lo “sfondo” costituito dalla storia individuale. Se c’è stato “tradimento”, come “figura” in primo piano, e noi proviamo poi a “invertire” questa figura con lo “sfondo” della storia individuale della persona, ecco che avremo, a seconda dei casi, o la prima possibilità, oppure la seconda, come “forma d’insieme”.

Lo stesso tipo di riflessione può essere utilizzato per la parola “serietà” e per il significato che tale parola ha abitualmente nel vocabolario della lingua italiana. Se consultiamo il “Dizionario della lingua italiana” di G. Devoto e G.C. Oli (edizione del 2004-2005), alla voce “serietà”, troviamo la seguente definizione : “La consapevolezza della propria dignità che si traduce in compostezza di atteggiamenti…. nel senso di responsabilità e del dovere…. nella rispondenza ai principi di rettitudine e di moralità”.

Ebbene, se osserviamo, anche in questo caso, gli “sfondi” sui quali questa definizione può essere collocata, e ci proviamo poi a porli in primo piano, otterremo una sorprendente varietà di sfumature di “senso” che la parola in oggetto può lasciar trasparire, a seconda della storia personale di chi la usa, o della cultura, in senso più generale, che la utilizza.

E tali sfumature di senso non sono soltanto semplici “incidenti” linguistici, ma producono, su di un terreno pratico, veri e propri atteggiamenti e comportamenti che guidano le azioni delle persone. “Essere seri”, infatti, può significare, per alcuni, “essere severi”, “intransigenti”, “rigidi”, “ossessivi”, “fanatici”, “intolleranti”, “razzisti”, “aristocratici”, “superbi”, “arroganti” e tutto ciò che di più “ottuso” possa esistere ; così come può significare, per altri, “essere umani”, “giusti”, “altruisti”, “generosi”, “benevoli”, “misericordiosi”, “filantropi”, “rispettosi dei diritti dell’uomo e del cittadino”, “onesti”, “francescani”, “umili”, “pacifici”, e tutto ciò che di più “aperto” alla vita e all’uomo possa esistere.

La bilancia del “senso” cui la parola “serietà” può essere indirizzata, ponendo in primo piano lo “sfondo storico” personale e collettivo, oscillerà sempre fra due estremità in grado di mutarne profondamente la fisionomia strutturale.

Se raccogliamo in sintesi tutte le riflessioni che abbiamo elaborato, le variazioni di “senso” cui le due parole “tradimento” e “serietà” sono esposte in relazione allo sfondo della storia individuale di ogni persona, ci obbligheranno sempre ad una doverosa valutazione caso per caso delle circostanze specifiche e, soprattutto, “umane” che hanno determinato un “tradimento” e un’apparente caduta di “serietà” esistenziale.

In ogni caso, la “sospensione di giudizio” suggerita dall’antico Scetticismo sarà sempre un atteggiamento aperto all’ascolto dell’altro.

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